domenica 19 febbraio 2012

Mosca (versione breve) - 1

Se ne stava accoccolata sul divano immersa nella rilettura di un classico di Agatha Christie, Il Ritratto di Elsa Greer.

Il pomeriggio silenzioso di quel 9 agosto 2009 fu interrotto dalla suoneria bassa del telefono. Allungò pigramente la mano verso il cordless appoggiato sul tavolino a fianco e premette il pulsante on continuando a leggere.
Appoggiata la cornetta all’orecchio, mormorò un “Pronto” distratto.
La voce maschile sembrò trattenersi un momento prima di dire:“ Pronto, parlo con la signora Maloni?”.

Era al passaggio in cui nel libro si scopre che la giovane Adrienne - poco prima che il marito della sorellastra, Mr. Amyas, bevesse la sua ultima amara birra ghiacciata - era stata vista dalla signora Crale trafficare appunto con una bottiglia di birra nella ghiacciaia.

Non aveva fatto alcuna attenzione al telefono fino a quel momento, ma quel nome strano, strano per lei, in quella casa dove non esisteva alcuna signora Maloni, le fece staccare gli occhi dal giallo per chiedere: "Prego? Chi sta cercando?".

La voce al telefono era calda e sensuale: “ La signora Maloni?”.

Seccata, rispose automaticamente: "Non c’è nessuna signora Maloni, ha sbagliato numero".

Un piccolo moto di disappunto la costrinse a riprendere la lettura solo dopo essersi risistemata comoda sul divano.
Non c’erano molte altre cose che apprezzasse di più, nei pomeriggi di calura estiva.
Aspettava che il marito, dopo aver fatto il solito pisolino di mezz’ora, tornasse in ufficio; e che i bambini, prelevati dalla bambinaia quasi negli stessi minuti, partissero per tornare in piscina.
Una volta usciti tutti, tornava a godersi quel privilegio di sentirsi padrona delle proprie ore, del proprio tempo.

Detestava la piscina, le grida e gli schiamazzi dei bambini sul bordo vasca, le continue richieste di qualcosa, gli spruzzi d’acqua inevitabili, le chiacchiere con altre mamme che tendevano ad orientarsi inesorabilmente su figli e mariti.
Preferiva il silenzio, quel pigro srotolarsi delle ore con solo il ronzio sommesso dell’aria condizionata, per lei il miglior sottofondo estivo per la rilettura di un vecchio classico del giallo.

Mentre continuava a leggere, le capitava a volte che la mente facesse deviazioni e si ritrovava, come ora, a non aver capito una parola di ciò che le pareva di aver letto.

Tornata al libro, scopriva che tutte le apparenze puntavano il dito in una sola direzione, la signora Crale; mentre a lei sembrava di ricordare che l’assassino fosse in realtà Adrienne, la sorella della signora Crale.

Il telefono suonò nuovamente.

Allungò la mano e sussurrò un altro pigro: “Pronto” all’apparecchio.
La stessa voce di poco prima la colpì nuovamente per quella nota sensuale che non avrebbe saputo definire: "La signora Maloni?".

Quella voce le suggeriva qualcosa, le arrivava dritta allo stomaco senza sapersene spiegare la ragione.
“No, ha nuovamente sbagliato numero”.

Dall’altra parte, la voce maschile sembrava insinuare un sorriso:” Mi scusi, ho fatto lo 04152….?”.
Era il suo numero, come poteva essere?
“Sì, il numero è questo, ma non c’è nessuna signora Maloni, forse lei ha il numero sbagliato”.
La voce sembrava voler continuare la conversazione, non avrebbe saputo spiegarsene il perché ma la sensazione era precisa come una fotografia.
”Mi scusi ancora” concluse invece, quasi con un velato rammarico.

Posato il telefono, rimase per qualche minuto con il libro abbandonato sulle gambe e lo sguardo perso nel vuoto: chissà perché continuava ad avere la sensazione che quella voce avrebbe dovuto dirle qualcosa, che forse avrebbe dovuto ricordarle qualcosa.
Niente di preciso, solo una sensazione per la quale non riusciva però a trovare una spiegazione coerente ed era, quindi, una sensazione stranamente suggestiva.
Forse qualcuno che conosceva?
Qualcuno che magari aveva incontrato molto tempo fa e di cui ricordava la vibrazione della voce ma nessun nome e nessuna faccia a cui abbinarla?

Una mosca aveva preso a girarle intorno, fastidiosa.

Provò a colpirla decisa con il libro aperto alla pagina appena interrotta ma colpì solo l’aria, mentre la mosca si spostava senza allontanarsi di molto dal divano.

Alzò appena la testa dal cuscino e riprovò a colpirla quando il telefono riprese a suonare.

Fece per sollevarsi a sedere quando la mosca si appoggiò fastidiosa sulla gamba lasciata scoperta dal tubino di cotone leggero con cui amava stare in casa.

Alzò insieme il libro per colpire la mosca e una mano a cercare il telefono.

Sollevata la cornetta e appoggiatala all’orecchio, mentre ancora una volta la sensuale voce maschile chiedeva della seccante signora Maloni, abbassò il braccio di scatto verso la mosca e si accasciò sul divano, colpita da un sibilo che arrivò contemporaneamente dalla cornetta e da qualche punto imprecisato dietro di lei.

La trovò la bambinaia, rientrando dalla piscina.

La cornetta del telefono in una mano e il Ritratto di Elsa Greer nell’altra, scivolata inerte verso il tappeto.

All’arrivo dei carabinieri, uno degli agenti che fotografava il salotto e la posizione della donna, vide una piccola macchia nera sul tappeto chiaro, proprio accanto al libro che la signora teneva ancora stretto nella mano.

Avvicinò l'obiettivo e zoomò sulla macchia: sembrava una piccola mosca.

Morta.

L’agente scattò incuriosito un paio di foto e chiamò il collega che stava raccogliendo campioni di ogni cosa che potesse essere ritenuta prova di una presenza sospetta al momento della morte.

Il collega non ritenne la mosca di alcuna utilità e sembrò anzi infastidito dall’attenzione con la quale l’agente lo distraeva.

Appena l’altro girò i tacchi, prese delicatamente la mosca con una pinzetta, la mise fra le pieghe di un kleenex e, con grande attenzione, la infilò nella custodia della macchina fotografica.  

1 commento:

  1. Brava Ross, come inizio e' molto coinvolgente che mi rende molto impaziente di leggere tutto il resto. Aspettero'...

    RispondiElimina